lunedì 16 dicembre 2013

I RE MAGI

Nomi tradizionali dei Re Magi sonoCaspar, Baltasar e Melchior.

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Nobili sono I RE MAGI sui tre rispettivi cavalli dal colore bianco, rosso o baio, e nero.
Nell creatività presepiale tale cromatismo simboleggia l'iter quotidiano del sole: bianco per l'aurora, rosso o baio per il mezzogiorno, e nero per la sera e la notte.
I Re Magi, dunque, rappresentano il viaggio notturno dell'astro, che termina lí dove si congiunge con la nascita del nuovo sole bambino.
D'altra parte, in senso solare va interpretata la tradizione cristiana secondo la quale essi si mossero da oriente, che è il punto di partenza del sole.

La simbologia solare dei Re Magi era chiaramente espressa in passato, quando al loro corteo si aggiungeva una figura femminile detta "LA RE MÀGIA", evidente rappresentazione della luna che segue il viaggio notturno dei tre sovrani.
Essa veniva raffigurata in portantina sorretta da quattro schiavi (le quattro fasi lunari) e, secondo la tradizione, rappresentava la fidanzata fedele del Re moro (altra simbologia della notte).
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Nella tradizione cristiana i Magi sono alcuni astrologi e sacerdoti zoroastriani  che, secondo il Vangelo di Matteo (2,1-12), seguendo "il suo astro" giunsero da Oriente a Gerusalemme per adorare il bambino Gesù, il "re dei Giudei" che era nato:
Testo greco: (Vangelo di Matteo, II, 1-14« Το δ ησο γεννηθέντος ν Βηθλέεμ  τς ουδαίας ν μέραις ρδου το βασιλέως, δο μάγοι π νατολν παρεγένοντο ες εροσόλυμα λέγοντες• Πο στιν  τεχθες βασιλες τν ουδαίων; εδομεν γρ ατο τν στέρα ν τ νατολ κα λθομεν προσκυνσαι ατ κούσας δ ρδης  βασιλες ταράχθη κα πσα εροσόλυμα μετ’ ατο, κα συναγαγν πάντας τος ρχιερες κα γραμματες το λαο πυνθάνετο παρ’ ατν πο  Χριστς γεννται ο δ επον ατ ν Βηθλέεμ τς ουδαίας• οτως γρ γέγραπται δι το προφήτου• Κα σύ Βηθλέεμ, γ ούδα, οδαμς λαχίστη ε ν τος γεμόσιν ούδα• κ σο γρ ξελεύσεται γούμενος, στις ποιμανε τν λαόν μου τν σραήλ Τότε ρδης λάθρ καλέσας τος μάγους κρίβωσεν παρ’ ατν τν χρόνον το φαινομένου στέρος, κα πέμψας ατος ες Βηθλέεμ επε• Πορευθέντες ξετάσατε κριβς περ το παιδίου• πν δ ερητε παγγείλατέ μοι, πως κγ λθν προσκυνήσω ατ ο δ κούσαντες το βασιλέως πορεύθησαν• κα δο  στρ ν εδον ν τ νατολ προγεν ατος ως λθν στάθη πάνω ο ν τ παιδίον• δόντες δ τν στέρα χάρησαν χαρν μεγάλην σφόδρα κα λθόντες ες τν οκίαν εδον τ παιδίον μετ Μαρίας τς μητρς ατο, κα πεσόντες προσεκύνησαν ατ, κα νοίξαντες τος θησαυρος ατν προσήνεγκαν ατ δρα, χρυσν κα λίβανον κα σμύρναν• κα χρηματισθέντες κατ’ ναρ μ νακάμψαι πρς ρδην, δι’ λλης δο νεχώρησαν ες τν χώραν ατν ναχωρησάντων δ ατν δο γγελος Κυρίου φαίνεται κατ’ ναρ τ ωσφ λέγων• γερθες παράλαβε τ παιδίον κα τν μητέρα ατο κα φεγε ες Αγυπτον, κα σθι κε ως ν επω σοι• μέλλει γρ ρδης ζητεν τ παιδίον το πολέσαι ατό  δ γερθες παρέλαβεν τ παιδίον κα τν μητέρα ατο νυκτς κα νεχώρησεν ες Αγυπτον, κα ν κε ως τς τελευτς ρδου• να πληρωθ τ ηθν π Κυρίου δι το προφήτου λέγοντος• ξ Αγύπτου »

Testo Italiano: (Vangelo di Matteo, II, 1-14)
« Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi (μάγοι magoi) giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: "Dov'è il re dei Giudei (βασιλεὺς τῶν Ιουδαίων basileus tōn ioudaiōn) che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella (ἀστέρα astera), e siamo venuti per adorarlo". All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: "A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:

“E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele.” 

oro (χρυσν chruson), incenso (λίβανον libanon) e mirra (σμύρναν smurnan). Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese. Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo". Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto ».
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Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: "Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo". Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono (προσεκύνησαν prosekunēsan). Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono.
Gli storici e alcuni biblisti cristiani interpretano questo racconto evangelico come un particolare leggendario, mentre altri biblisti cristiani ne sostengono la veridicità. Il particolare ha comunque avuto una straordinaria fortuna artistica, in particolare nelle rappresentazioni della natività e del presepe.
Il racconto evangelico li descrive in maniera estremamente scarna e la successiva tradizione cristiana (in particolare il Vangelo armeno dell'infanzia, tuttavia di minore valore storico rispetto ai vangeli sinottici) ne ha aggiunto alcuni particolari: erano tre (sulla base dei tre doni portati, oro, incenso e mirra), erano re e si chiamavano Melchiorre, Baldassarre e Gaspare. 

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Il racconto di Matteo

Il Vangelo secondo Matteo è l'unica fonte cristiana canonica a descrivere l'episodio. Secondo il racconto evangelico, i Magi, al loro arrivo a Gerusalemme, per prima cosa, fecero visita a Erode, il re della Giudea romana, domandando dove fosse 'il re che era nato', in quanto avevano 'visto sorgere la sua stella'.
Erode, mostrando di non conoscere la profezia dell'Antico Testamento (Michea 5,1), ne rimase turbato e chiese agli scribi quale fosse il luogo ove il Messia doveva nascere.
Saputo che si trattava di Betlemme, li inviò in quel luogo esortandoli a trovare il bambino e riferire i dettagli del luogo dove trovarlo, 'affinché anche lui potesse adorarlo' (2,1-8). Guidati dalla stella, essi arrivarono a Betlemme e giunsero presso il luogo dove era nato Gesù, prostrandosi in adorazione e offrendogli in dono oro, incenso e mirra.
Avvertiti in sogno di non ritornare da Erode, fecero ritorno alla loro patria per un'altra strada (2,9-11). Scoperto l'inganno, Erode s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme di età inferiore ai due anni, dando luogo alla Strage degli Innocenti (2,16-18).
Il passo di Matteo non fornisce il numero esatto dei Magi ma la tradizione più diffusa, basandosi sul fatto che vengono citati tre doni, parla di tre uomini. In realtà, il testo greco non ne indica né il numero né tantomeno i nomi; parla solo di "Magi dall'Oriente" (μαγοι απο ανατολων, magoi apo anatolōn).
L’esegesi storico-critica, a partire dal XIX secolo, ha proposto dei criteri per distinguere i fatti storici probabilmente accaduti da altri racconti creati dalle primitive comunità cristiane o dagli evangelisti stessi.
In questa prospettiva, un gran numero di biblisti contemporanei sottolinea che, nel caso di Mt 2, non ci si trova di fronte ad una cronaca, ma ad una composizione didascalica, midrashica: una "costruzione" letteraria che è stata pensata per fornire un insegnamento.
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Chi avrebbe scritto e redatto la "novella teologica" dei Magi a Betlemme aveva alle spalle "storie" simili nelle letterature religiose del tempo, e soprattutto aveva alle spalle una evidenza inconfutabile: Gesù, considerato l'inviato di Dio, fu respinto dal potere sia politico sia religioso. E se i maestri del Giudaismo, in larga misura, avevano rifiutato Gesù, lo avevano accolto persone che, per lo più, erano marginali, senza "titoli" particolari. 
Con un procedimento letterario chiamato retroproiezione, dunque, l’evangelista avrebbe collocato all'inizio della vita di Gesù ciò che sarebbe poi successo durante tutti gli anni della sua esistenza: in Erode e nell’ambiente di Gerusalemme il racconto vede l'opposizione del potere politico e religioso, mentre i Magi che "vennero da lontano" sarebbero i rappresentanti di tutte quelle persone che "vengono da lontano", che a quel tempo erano guardate con sospetto.
Il testo evangelico, infatti, mostra chiaramente che i Magi sono dei "gentili" (non ebrei): gli studiosi Raymond Brown e Ortensio da Spinetoli, tra gli altri, fanno notare come nel racconto i Magi si rivolgano agli Ebrei in veste di stranieri e non sembrino conoscere le Sacre Scritture ebraiche.
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