Potrebbe essere in qualche modo sintetizzato così il
messaggio inviato dal Papa durante l’angelus della 3° domenica di Avvento (Benedetto XVI° - 2009)
Il Papa, ovviamente, ha ricordato l’usanza del presepe
lodandone il valore culturale e spirituale.
“Il presepio e’ una scuola di vita, dove possiamo
imparare il segreto della vera gioia che non consiste nell’avere tante cose, ma
nel sentirsi amati dal Signore, nel farsi dono per gli altri e nel volersi
bene”.
È per me motivo di gioia sapere che nelle vostre famiglie
si conserva l’usanza di fare il presepe.
Però non basta ripetere un gesto tradizionale, per quanto
importante.
Bisogna cercare di vivere nella realtà di tutti i giorni
quello che il presepe rappresenta, cioè l’amore di Cristo, la sua umiltà, la
sua povertà.”
“È ciò che fece san Francesco a Greccio: rappresentò dal
vivo la scena della Natività, per poterla contemplare e adorare, ma soprattutto
per saper meglio mettere in pratica il messaggio del Figlio di Dio, che per
amore nostro si è spogliato di tutto e si è fatto piccolo bambino.”
“La benedizione dei “Bambinelli” ci ricorda che il
presepio è una scuola di vita, dove possiamo imparare il segreto della vera
gioia. Questa non consiste nell’avere tante cose, ma nel sentirsi amati dal
Signore, nel farsi dono per gli altri e nel volersi bene. “
Dunque così ci fa tendere la proposta cristiana: non
odio, vendette, rancori, ma una tensione nel farsi carico della
responsabilità di essere noi stessi risorsa, l’uomo è una risorsa, diventa a
sua volta dono per gli altri e promuovendo così il bene tra gli uomini.
Guardiamo il presepe: la Madonna e san Giuseppe non
sembrano una famiglia molto fortunata; hanno avuto il loro primo figlio in
mezzo a grandi disagi; eppure sono pieni di intima gioia, perché si amano, si
aiutano, e soprattutto sono certi che nella loro storia è all’opera Dio, il
Quale si è fatto presente nel piccolo Gesù. E i pastori? Che motivo avrebbero
di rallegrarsi? Quel Neonato non cambierà certo la loro condizione di povertà e
di emarginazione.
Ma la fede li aiuta a riconoscere nel “bambino avvolto in
fasce, adagiato in una mangiatoia”, il “segno” del compiersi delle promesse di
Dio per tutti gli uomini “che egli ama” (Lc 2,12.14), anche per loro!
E’ la proposta cristiana, la vera proposta che libera gli
uomini dall’oppressione, l’occasione di rallegrarsi, lo dice chiaramente “Che
motivo avrebbero di rallegrarsi?
Quel Neonato non cambierà certo la loro condizione di
povertà e di emarginazione.
Ma la fede li aiuta …”
La vera gioia si annuncia e noi nell’Avvento abbiamo
l’occasione di sentire il suo avvicinamento, la sua promessa.
Già questo è un messaggio importante, in una stagione
economica che – paradossalmente – spinta dalla paura della crisi potrebbe
rischiare di portarci ad un legame sempre più stretto e negativo con i beni del
mondo, dimenticando l’esperienza spiritualmente sostanziale della nostra vita.
Ma il Papa ha sottolineato un fatto ancora diverso:
l’esigenza di non fermarci alla dimensione “tradizionale” del presepe e
l’esigenza di non dimenticare che i veri personaggi del presepe siamo noi,
coloro che possono gioire di una vita in “compagnia” del Signore.
Per questo Benedetto XVI all’Angelus ha lodato oggi le
famiglie nelle quali “si conserva l’usanza di fare il presepe”, anche se “non
basta ripetere un gesto tradizionale, per quanto importante. Bisogna cercare di
vivere nella realta’ di tutti i giorni quello che rappresenta”.
Messaggi importanti che vengono a pochi giorni dal Natale
che, ancora una volta, rischia di essere sotterrato dal consumismo, dalla
superficialità tradizionalistica, e dalla melensità di un certo sentimento
religioso tanto disincarnato quanto – alla fin fine – inutile.
“Cari fratelli e sorelle!
In questa domenica, secondo una bella tradizione, i
bambini vengono a far benedire dal Papa le statuine di Gesù Bambino, che
porranno nei loro presepi. E, infatti, vedo qui in Piazza San Pietro tanti
bambini e ragazzi, insieme con i genitori, gli insegnanti e i catechisti.”
Le parole del Papa rendono bene il senso della gioia
cristiana e della tradizione, che inequivocabile è percepibile nella sua
bellezza
Una “bella tradizione”, mi pare che sia chiaro. Una
tradizione che non va perduta, essendo occasione “positiva” e proprio per
questo va conservata senza banalizzarla.
“Carissimi, vi saluto tutti con grande affetto e vi
ringrazio di essere venuti.
“Ecco, cari amici, in che cosa consiste la vera gioia: è
il sentire che la nostra esistenza personale e comunitaria viene visitata e
riempita da un mistero grande, il mistero dell’amore di Dio.
Per gioire abbiamo bisogno non solo di cose, ma di amore
e di verità: abbiamo bisogno di un Dio vicino, che riscalda il nostro cuore, e
risponde alle nostre attese profonde.
Perciò quel Bambinello, che mettiamo nella capanna o
nella grotta, è il centro di tutto, è il cuore del mondo.
Preghiamo perché ogni uomo, come la Vergine Maria , possa
accogliere quale centro della propria vita il Dio che si è fatto Bambino, fonte
della vera gioia.” Benedetto XVI
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