lunedì 16 dicembre 2013

I significati del presepe

Il presepe napoletano può essere analizzato in base a diversi approcci:
In rapporto al mito: il presepe, infatti, costituirebbe il relitto culturale di miti e riti, di cui si è persa la memoria;
In rapporto al simbolo: nel presepe sarebbero, infatti, presenti significati, valori, magari di tipo transculturale, sotto forma simbolica e allegorica;

In rapporto alla tradizione: nel presepe sarebbero presenti temi, motivi, credenze, forme dell' "imagerie popolare".
Il presepe napoletano, per la complessità e varietà delle sue forme e delle sue apparenze, in quel succedersi e intrecciarsi irrefrenabile di natura e di mito, di realtà e di fantasia, viene a configurarsi come quanto di più sregolato e innaturale si potesse produrre nella Napoli del tempo

LA NATIVITA

Nel calendario Giuliano, il 25 dicembre, riconosciuto come il solstizio d'inverno, era considerato come la nascita del sole, perché, a partire da quella data, i giorni cominciano ad allungarsi e la potenza del sole ad aumentare.

Gli Egiziani rappresentavano il sole appena nato con l'immagine di un infante. La Vergine, che aveva dato alla luce il bambino divino, il 25 dicembre, era la grande dea orientale, che i Semiti chiamavano Vergine Celeste o, semplicemente, Dea Celeste.
Anche la nascita di Mitra, identificato col sole, il Sole Invincibile, aveva luogo il 25 dicembre. Moltissime mitologie eroiche hanno una struttura solare.
L'eroe è paragonato al sole; con il sole lotta contro le tenebre e discende nel regno dei morti, uscendone vittorioso.
Il sole è l'intelligenza del mondo e Macrobio identifica il sole in tutti gli dei del mondo greco-orientale, da Apollo a Giove, fino ad Osiris, Orus e Adone.
I Vangeli non ci dicono nulla sul giorno della nascita di Cristo e anche la Chiesa primitiva non la celebrava. Inizialmente, fin quando all'inizio del IV secolo non fu stabilito che tale data fosse il 25 dicembre, la chiesa celebrava la nascita del Salvatore il 6 gennaio.
I Padri della Chiesa, costatando l'uso di accendere fuochi e festeggiare il 25 dicembre, per celebrare la nascita del sole, usanza a cui partecipavano anche i cristiani, tennero consiglio e decisero che la vera Natività dovesse essere solennizzata in quel giorno e la festa dell'Epifania il 6 gennaio. Sant'Agostino fa un'allusione all'origine pagana del Natale, allorché esorta i fratelli cristiani a non celebrare, in quel solenne giorno, il sole, come facevano i pagani, ma a celebrare Colui che creò il sole.

Il Natale è la nascita per eccellenza, nascita splendente e miracolosa quasi in contrapposizione alla natura che, in questo periodo è addormentata, avvolta dal freddo e pervasa dalle tenebre che, finalmente, vengono squarciate dalla nascita di un umile Bambino, un piccolo sole che sconfigge il buio e fa trionfare la vita sulla morte

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